La mediazione familiare è un processo decisionale attivo in cui la coppia che ha deciso di separarsi trova uno spazio di ascolto empatico, non giudicante e imparziale.
La mediazione è un processo in cui le decisioni vengono prese, con l'aiuto del mediatore, personalmente dagli ex partner, quelle che sono loro più congeniali tenuto conto delle loro necessità e di quelle dei figli in particolare; sempre nel rispetto della legge, si possono prendere degli accordi che salvaguardino le abitudini dei minori, nel rispetto delle necessità lavorative degli adulti: così può essere il padre ad accompagnare il bambino a fare sport e la madre ad accompagnarlo a scuola; oppure il bambino può rimanere tutte le notti a dormire dalla madre, se il padre fa un lavoro per cui si alza presto o non può accompagnarlo a scuola, ma lo può andare a prendere tutti i giorni e tenerlo con sé tutto il pomeriggio.
Se gli ex coniugi di presentano dal Giudice senza avere preso un accordo ad esempio in merito al tempo che i bambini dovranno trascorrere insieme ai genitori sia per i giorni feriali che per le festività, sarà lui a farlo, ma generalmente non terrà conto delle necessità e farà in modo che il minore trascorra metà del tempo con la madre e metà con il padre, come prescritto dalla legge, fino a raggiungere casi limite come ad es. che il bambino deve dormire alternativamente una notte dal padre ed una notte dalla madre, ma senza tenere conto dello sconvolgimento che questa alternanza continua porteà nella vita del bambino; non avrà un posto sicuro dove rifugiarsi, non avrà una camera per sé, sarà sempre con la valigia e con lo zaino della scuola in mano, ricordandosi sempre di prendere i libri non solo per il giorno dopo, ma anche per quello successivo, dovrà avere una doppia fornitura per quello che riguarda dizionari, atlanti geografici, ecc.
Un evento purtroppo comune nelle separazioni che avvengono in un clima di alta conflittualità è lo sviluppo della cosiddetta Sindrome da Alienazione Parentale (Parental Alienation Syndrome, P.A.S., in inglese). Si tratta di ′un disturbo che insorge primariamente nel contesto di conflitti sulla custodia dei bambini. La sua principale manifestazione è la campagna denigratoria di un bambino contro un genitore, campagna che non ha giustificazione. Il disturbo risulta dalla combinazione di indottrinamento dal genitore alienante e i contributi propri del bambino allo svilimento del genitore alienato′ (Richard Gardner).
Anche se la PAS è una condizione che viene studiata da relativamente poco tempo, sono stati pubblicati degli studi che la mettono in relazione con alcuni disagi che il bambino sviluppa in età adulta; tra questi una bassa autostima, una tendenza alla depressione e un attaccamento non sicuro.
Partendo dalla convinzione che nessun genitore vuole il male dei propri figli, ma che quelle che mette in atto sono solo strategie dettate dall'incapacità di affrontare un momento di grande stress e malessere, crediamo che un aiuto professionale possa servire sia ai minori che ai genitori, i quali, pur separandosi come coppia coniugale, devono imparare a rimanere una coppia genitoriale; qualsiasi sia l'età dei figli in cui si trovano ad affrontare la separazione dei genitori, questi hanno bisogno di una coppia genitoriale, anche quando uno od entrambi si saranno creati una nuova famiglia.
Un altro argomento affrontato insieme al mediatore familiare è la risoluzione dei conflitti: generalmente alla base dei conflitti che si sviluppano nella coppia ci stanno alcuni meccanismi che si ripetono sempre uguali; conoscerli permette di affrontare serenamente i futuri inevitabili incontri per parlare dei figli.
In mediazione si cerca una soluzione ragionevole, cercando di evitare che qualcuno ne esca perdente. Si cerca di evitare l'instaurarsi di una atmosfera vincitore-vinto che tanta sofferenza crea nella separazione.